la gestione sostenibile delle foreste – il packaging e le materie prime
La sensibilità crescente in materia di sostenibilità ambientale da parte dei consumatori spinge inevitabilmente i produttori a porsi degli interrogativi in relazione ai prodotti che vengono immessi sul mercato. Oggi la carta è uno dei principali materiali di imballaggio per i beni di consumo; tuttavia se è vero che i prodotti cartacei sono riciclabili ed in quanto tali alimentano un’economia circolare basata sul riutilizzo, è altrettanto vero che non tutta la carta proviene da un’attività forestale certificata, che possa garantire il rispetto del territorio, delle culture locali e delle pratiche di diboscamento sostenibili per l’ambiente. Capiamo dunque cosa si intende per materia prima certificata e come sono nate negli anni le certificazioni forestali, al fine di avere tutti gli strumenti necessari per poter comprendere ed eventualmente implementare l’utilizzo di packaging prodotto con materie prime certificate.
LA NASCITA DELLE CERTIFICAZIONI FORESTALI
La certificazione forestale costituisce uno dei temi più importanti sviluppatisi negli ultimi anni nell’ambito del sistema foresta-legno. Si tratta, da un lato di un importantissimo terreno di confronto tra diverse componenti della società civile (tecnici, aziende, governi ed istituzioni, gruppi ambientalisti, ONG, etc.), dall’altro di una notevole opportunità per le aziende di dimostrare, in maniera concreta, il proprio impegno verso atteggiamenti di responsabilità, ottenendo in cambio forti vantaggi in termini di immagine, competitività, ed accesso ai mercati.
Secondo recenti indagini, la superficie forestale mondiale ammonta a circa 4 miliardi di ettari, equivalenti all’incirca al 31% della superficie mondiale complessiva (WWF, 2018). Dal1990 al 2015 (FAO) la perdita netta della superficie forestale su scala mondiale è risultata pari a 129 milioni di ettari, un’area vasta quanto l’intero Sud Africa. Tale perdita netta è il frutto di una perdita lorda di 16,1 milioni di ettari annui parzialmente compensata da un incremento di 3,6 milioni di ettari dovuto all’espansione naturale del bosco ed alla creazione di piantagioni forestali per una superficie complessiva di 3,1 milioni di ettari. Le aree maggiormente interessate dalla diminuzione di superficie forestale sono l’Africa ed il Sud America, che hanno subito rispettivamente una perdita di 2,8 e 2 milioni di ettari (2010-2015). Tuttavia tale dato è in calo rispetto al quinquennio precedente allo studio.
Il fenomeno della deforestazione, dunque, colpisce soprattutto le aree tropicali, ma non è circoscritto ad esse, e comporta comunque ripercussioni di carattere ambientale, sociale ed economico che vanno ben oltre la sfera locale. Le cause ed i fattori responsabili sono molteplici, e non esclusivamente riconducibili alle attività di prelievo e di sfruttamento di legname, che pure hanno responsabilità di primo piano. Esiste, infatti, un legame diretto tra la crescita demografica e la pressione esercitata sulle risorse naturali in genere, ed in particolare su quelle forestali. Naturalmente questa tendenza è molto più pronunciata in quelle aree nelle quali l’incremento della popolazione sia più accentuato, ovvero nei Paesi in via di Sviluppo.
Non meno rilevante è il fatto che, molto spesso, i fenomeni di deforestazione si legano a processi di illegalità presenti, in varia forma e misura, nel settore: violazione delle norme di concessione forestale, false dichiarazioni su quantità, qualità e valore del materiale esboscato, tagli di specie tutelate in aree protette, esportazione di legname protetto da convenzioni internazionali, sfruttamento dei lavoratori e delle comunità locali, etc.
L’importanza economica e commerciale dell’intera filiera foresta-legno è, tuttavia, innegabile, anche per lo sviluppo o la sopravvivenza stessa di molti Paesi, così che trascurarla sarebbe impossibile. Su base annua dalle foreste mondiali vengono prelevati circa 3,4 miliardi di metri cubi di legname di varia tipologia e di differenti dimensioni per un valore complessivo stimato in 400 miliardi di dollari. Negli ultimi 30 anni il volume di prodotti derivanti dall’utilizzo del legno commercializzati é triplicato, evidenziando un forte crescita della domanda. L’esigenza quindi è quella di coniugare interessi di natura ambientale, sociale ed economica, così da garantire, mediante una corretta gestione delle risorse naturali, il pieno soddisfacimento di tutti.
Alla luce di questa situazione l’attenzione dei governi e della società si è rivolta in maniera crescente, sin dalla metà degli anni Ottanta, alla tutela delle risorse forestali mondiali, a partire da quelle tropicali. In un crescente clima di timori per la perdita di risorse genetiche e per l’immissione di carbonio in atmosfera, è andata sempre più trovando consensi l’idea che il problema delle foreste sia uno dei maggiori problemi ambientali a livello mondiale. Ne sono scaturite diverse iniziative, dalle azioni intergovernative (Summit di Rio de Janeiro del 1992, International Panel on Forests, Intergovernmental Forum on Forests, Processi di Helsinki, Tarapoto, Montreal etc.), alle azioni di boicottaggio (prodotti tropical free), ad altre azioni della società civile (iniziative di gruppi ambientalisti).
È in questo scenario che è andata affermandosi la certificazione forestale, come strumento per favorire la buona gestione e la valorizzazione delle foreste e dei loro prodotti in tutto il mondo. Il primo schema di certificazione ad imporsi sulla scena internazionale (1993) è stato il Forest Stewardship Council® , FSC® , che a differenza di altre iniziative più o meno contemporanee, è nato “dal basso”, ovvero da una base civile, non governativa, che ha visto la partecipazione e la collaborazione di numerosi e diversi attori coinvolti nel processo di tutela delle foreste e di supporto alla gestione forestale sostenibile. Nel 1994 sono stati approvati ufficialmente i 9 Principi & Criteri di buona gestione forestale del FSC® , ai quali se ne è aggiunto un decimo, nel 1996, dedicato alle piantagioni.
FSC® e le altre certificazioni forestali in essere, assicurano una superficie forestale certificata complessiva di 360 milioni di ettari, equivalenti al 8,93% delle foreste mondiali (PEFC, 2012). Con il tempo, i principi della buona gestione forestale hanno trovato via via maggior diffusione e sono stati condivisi da un numero crescente di soggetti, organizzazioni, aziende, istituzioni sempre più consapevoli dell’importanza di questi temi e di questi valori. La crescita della responsabilità delle imprese e della coscienza (e conoscenza) dei consumatori, unita al ruolo giocato dalle istituzioni, ha posto le basi per una nuova fase di opportunità per un migliore e più responsabile impiego delle risorse naturali mondiali, senza compromettere le potenzialità economiche per l’intero settore. Il Forest Stewardship Council® (FSC® ) è un’organizzazione internazionale non governativa e senza scopo di lucro creata nel 1993 e che include tra i suoi membri gruppi ambientalisti e sociali (Greenpeace, WWF, Legambiente, Friends of Earth, Amnesty International, etc.), comunità indigene, proprietari forestali, industrie che lavorano e commerciano legno, grandi gruppi della distribuzione (B&Q, Castorama, Home Depot, Ikea, etc.), scienziati e tecnici, che operano insieme allo scopo di promuovere in tutto il mondo una corretta gestione delle foreste e delle piantagioni. È importante sottolineare, dunque, che il FSC® non è solo una organizzazione ambientalista, come spesso viene percepita e definita, ma è un’organizzazione che si occupa anche degli aspetti sociali ed economici legati alla gestione forestale. Per riuscire nella propria missione, FSC® ha definito, con il coinvolgimento di tutte le parti interessate, un sistema di certificazione volontario e di parte terza (indipendente), operativo a livello internazionale e specifico per il settore forestale e i prodotti legnosi. Più in dettaglio, sono stati definiti 10 Principi e Criteri (P&C) di buona gestione forestale, norme per la rintracciabilità dei prodotti forestali e per l’uso di un marchio internazionale registrato, finalizzato ad identificare i prodotti forestali (legnosi e non): tutti i prodotti contrassegnati con il marchio FSC® sono certificati come provenienti da foreste che rispettano i Principi e Criteri di buona gestione forestale riconosciuti a livello internazionale. In questo senso la certificazione FSC® costituisce anche un valido strumento di marketing per promuovere la buona gestione delle risorse forestali.
LA GESTIONE DELLA FORESTA E LA CATENA DI CUSTODIA
Come detto in precedenza, FSC® ha sviluppato un sistema di certificazione volontaria e di parte terza specifico per il settore foresta-legno, che comprende due filoni complementari:
- Certificazione della buona gestione forestale
- Certificazione della rintracciabilità dei prodotti forestali (Chain of Custody, CoC)
La Certificazione della buona gestione forestale
Nel caso della certificazione della buona gestione forestale l’oggetto della valutazione é la gestione delle foreste e delle piantagioni, a partire dalle prime fasi di pianificazione forestale, fino ad arrivare all’abbattimento ed all’esbosco.
La Certificazione della Catena di Custodia
Nel caso della Catena di Custodia invece, l’ente di certificazione valuta la rintracciabilità del prodotto derivante da fibre legnose nel corso delle diverse fasi di lavorazione e commercializzazione, dall’arrivo dei tronchi alle cartiere, fino al prodotto finito (carta e cartone). Il termine Catena di Custodia è la traduzione letterale dell’espressione anglosassone Chain of Custody, che secondo la definizione data da FSC® identifica “il canale attraverso il quale è commercializzato un prodotto, a partire dall’origine delle materie prime, passando attraverso tutti i processi di trasformazione intermedi, fino ad arrivare alla sua vendita e dall’utilizzazione finale”. La Catena di Custodia è una certificazione di prodotto. La certificazione di prodotto è una garanzia offerta da un ente esterno ed indipendente rispetto all’organizzazione certificata (ente di certificazione) in merito alla veridicità di una determinata dichiarazione su un prodotto, e si differenzia in modo sostanziale dalle più note e diffuse “certificazioni di sistema” (es. ISO 9001).
La certificazione di prodotto informa il cliente sul fatto che una precisa caratteristica legata al prodotto, è vera e garantita. Si tratta di una forma di comunicazione più diretta, per informare in merito ad una qualità misurabile e tangibile. Nel caso specifico della Catena di Custodia, il messaggio di qualità non è legato a caratteristiche intrinseche al materiale, come ad esempio una caratteristica prestazionale (es. resistenza a sollecitazioni meccaniche) o ad una caratteristica chimica (es. assenza di sostanze tossiche). La garanzia è relativa solamente alla provenienza delle fibre legnose che vengono impiegate nella realizzazione del prodotto. Quando una organizzazione possiede un certificato di Catena di Custodia, è in grado di garantire che il proprio prodotto è stato realizzato a partire da materie prime controllate, e il controllo riguarda sempre e soltanto la loro provenienza.
Esiste, pertanto, una relazione di funzionalità e complementarità rispetto alla certificazione della gestione forestale: mentre quest’ultima ha il compito di garantire che le foreste siano gestite secondo Principi e Criteri di sostenibilità previsti ed approvati da un determinato standard di riferimento, la certificazione della Chain of Custody assicura che la cellulosa presente nel prodotto finale provenga effettivamente da una foresta certificata come gestita in modo sostenibile. Lo scopo finale di questo processo è una procedura di labelling, ovvero di etichettatura dei prodotti interessati, mediante l’applicazione del logo FSC® secondo modalità espressamente previste e disciplinate, al fine non solo di favorire la distinzione del materiale certificato da quello non certificato, ma anche di comunicare al pubblico consumatore in maniera evidente e sicura, la provenienza della carta ed il valore aggiunto del prodotto. Un marchio ambientale come quello del FSC® è un messaggio che può essere facilmente percepito dal consumatore e che dà una notevole visibilità sul mercato alla gestione forestale sostenibile.
Il Forest Stewardship Council® e gli enti di certificazione da esso accreditati offrono un sistema di certificazione operativo a livello internazionale specifico per il settore forestale e i prodotti legnosi. Questo carattere di specificità settoriale, unito alla trasparenza ed all’immagine di credibilità conquistata sul campo nel corso di oltre venticinque anni di vita, fanno dello schema FSC® uno strumento estremamente importante e dalle forti potenzialità.
Il rigore del processo certificativo, infatti, ed i periodici controlli, tanto sulle aziende certificate, quanto sugli enti di certificazione accreditati, fanno sì che solamente imprese realmente motivate e preparate possano conseguire la certificazione, contribuendo alla buona gestione delle foreste e traducendo il marchio FSC® sui prodotti in un reale valore aggiunto. La certificazione FSC® è un’opportunità che le aziende italiane hanno cominciato a cogliere e sfruttare solamente da pochi anni. Una parte importante della produzione dell’industria italiana della carta è destinata all’impiego nella GDO. Spesso le grandi catene distributive richiedono in modo espresso la certificazione FSC® dei prodotti che finiranno a scaffale. L’esperienza italiana è legata soprattutto alle iniziative di Coop-Italia, che nel 2002 ha lanciato il primo prodotto a largo consumo certificato FSC® in Italia (fazzolettini in carta), per poi allargare la propria offerta di prodotti certificati. Esistono dunque i presupposti affinché la certificazione FSC® possa continuare a crescere nei prossimi anni. Attraverso la scelta di certificarsi secondo tale standard e di utilizzare materiale certificato per i propri prodotti, le aziende possono contribuire a promuovere una corretta gestione delle risorse forestali mondiali, assicurandosi al contempo un importante strumento commerciale, utile sia alla conquista di nuove nicchie di mercato, sia al consolidamento di mercati nei quali le aziende sono già presenti, ma dai quali rischiano di restare escluse se non si adegueranno alle crescenti richieste di prodotti che provengano da una gestione sostenibile delle foreste.